Prendendo in considerazione i fattori che determinano i cambiamenti nel numero di individui, della struttura demografica e delle densità delle popolazioni animali, analisi che costituisce l’oggetto dello studio detto “dinamica delle popolazioni” è facilmente intuibile che la popolazione del lupo in Italia, come di altri esseri viventi, è influenzata da molti parametri. In particolare è evidente che sebbene il numero di lupi nel nostro territorio sia aumentato negli ultimi quarant’anni, non bisogna pensare che esso possa crescere all’infinito.
La grandezza e la densità della popolazione dipendono infatti da più fattori: innanzitutto dall’abbondanza delle prede, poi dal fatto che in un branco si riproduce solo la coppia dominante e solo una volta all’anno, ed infine che la femmina dà alla luce 2 - 6 cuccioli per parto dei quali però spesso non tutti sopravvivono, perché soggetti ad una certa quota di mortalità nei primissimi stadi vitali.
Bisogna anche tener conto che, una volta adulti, sono molti i pericoli a cui gli individui vanno incontro durante la loro vita, soprattutto nel periodo della dispersione, cioè quando si allontanano dal branco e si spostano solitari in luoghi sconosciuti alla ricerca di un partner e di un nuovo territorio.
Possono infatti entrare in territori di altri branchi scontrandosi con i “legittimi proprietari”, rischiando anche la vita, oppure può capitare che non riescano ad alimentarsi o finiscano vittima di incidenti stradali, dovendo attraversare le molte infrastrutture viarie presenti nel nostro territorio. Un altro pericolo frequente che incontrano i lupi, anche durante la vita di branco, è quello di rimanere feriti dai selvatici, come caprioli o cinghiali, durante la caccia; e la guarigione di tali lesioni in natura non è assicurata.
Ma è ancora più frequente che rimangano vittime delle uccisioni causate dall’uomo, attraverso il bracconaggio con l’uso di trappole, lacci, veleno ed armi da fuoco.