Pubblichiamo un piacevole racconto pastorale gentilmente condiviso con voi e noi da Beti Piotto e che apre una finestra sul mondo arcaico dell’Appennino attraversato dalla Via, finito non tanti decenni fa, con le sue abitudini, mestieri, usanze e stratagemmi.
Leggendolo si capirà meglio cos’era la transumanza, un tratturo; come l’uomo gestiva le sue greggi e le proteggeva dalle predazioni che potevano avvenire da parte del Lupo.
Un mondo faticoso, difficile, totalmente inserito nella Natura e con la quale si doveva per forza prendere le misure, stabilire delle distanze, per proteggere i propri capi di bestiame che rappresentavano per i pastori il proprio lavoro, il proprio benessere o sostentamento.
Una vita solitaria, fatta di sacrifici quotidiani con giorni che iniziavano all’alba e finivano al tramonto; con un insieme composto da pastore, cani di protezione, gregge di pecore e/o capre, che si confrontava con la vita selvatica, Lupo compreso.
Un universo che fino agli anni ’80 del passato secolo era piuttosto facile incontrare errando per i sentieri di questa parte dell’Appennino e che oggi è diventato quasi un’apparizione, una nicchia ristretta, una memoria…purtroppo.
In più, a partire da questa condivisione, pensiamo di fare cosa gradita nel creare uno spazio, nella sezione “Racconti“, che ospiti e raccolga altri contributi simili che potrebbero giungere ed arricchire la nuova pagina “Storie, Tradizioni, Territori“.
BUONA LETTURA e grazie del regalo culturale, Beti Piotto!
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