“Un Cammino è in tutto e per tutto un tratto di vita percorso con gli scarponi ai piedi!”
Ero alla ricerca di un “rito d’iniziazione”…volevo avere il tempo per sentire il Cammino diventare parte di me e quindi che potesse durare anche più di una settimana e volevo poterne fare uno per intero …volevo che non fosse né banale, né scontato e quindi con un bel po’ di dislivello e tra vette e colline, non troppo noto, neppure a me, perché la scoperta è parte integrante di un viaggio…e poi il Lupo era un simbolo così intrigante, fiero, forte e così ben organizzato nel suo branco, ma anche solitario e curioso, pronto ad esplorare!!! Un po’ mi ci riconoscevo.
La scelta era fatta!
Con questo Cammino volevo anche riscoprire la mia passione per la montagna fatta di avventura, difficoltà da superare e imprevisti da risolvere e quindi volevo affrontarlo da sola, gustando passo per passo il mio rapporto con la Natura, rispettando i miei tempi e ascoltando il mio modo di reagire a tutto quello che avrei incontrato. Ma non bastava, perché volevo vivere un contatto profondo con la Natura Selvaggia del Lupo e questo poteva avvenire solo allontanandomi ancora di più dalle comodità, dormendo o in tenda o nei vari rifugi che la Via dei Lupi incontra. Partendo però ad inizio Aprile, di una stagione ancora fredda e lontana dal tepore primaverile, la scelta fu condizionata verso sistemazioni miste: semplici appartamenti, B&B, rifugi gestiti e rifugi aperti.
Andare da sola in montagna non mi ha mai intimorito anche se non avevo fatto mai un viaggio così lungo da sola, quindi volevo darmi qualche garanzia in più e darla anche a mio marito che sarebbe rimasto a casa ad aspettare le mie telefonate che in montagna possono anche non arrivare per via della copertura telefonica a volte assente fuori dei centri abitati. Mi sono fatta prestare quindi un trasmettitore satellitare di posizione (SPOT GEN3) col quale avrei potuto inviare ai miei cari messaggi preselezionati di “Ok”, “Sono in ritardo, ma ok”, “Ho difficoltà, vienimi a prendere”, oppure un messaggio di “Aiuto ” inviato a tutti i mezzi di soccorso del territorio. Fortunatamente usai solo i primi due!!
L’euforia per il viaggio è iniziata quindi un mese prima della partenza, preparando le mie tappe e i miei pernotti. Sul sito della Via dei Lupi si trovano tracciati, mappe, tracce GPS e info varie per organizzare pernotti e cene ma io volevo alloggiare in ostelli o rifugi e avevo meno dei 14 giorni utili per le 14 tappe; alcune tappe poi le ritenevo abbastanza corte da poter essere accorpate senza troppo difficoltà ma dovevo creare delle tappe giornaliere che mi permettessero anche di arrivare a dormire in qualche rifugio che, di solito, si trovano distanti dai paesi, ovvero dai punti-tappa del Cammino.
Le prime difficoltà quindi sono state “a terra”, prima di spiccare il volo: riuscire a trovare rifugi agibili o prenotabili, ostelli aperti o informazioni aggiornate su bivacchi accessibili. Non accettavo il fatto che nel nostro incantevole Centro-Italia non si potesse organizzare un viaggio da rifugio a rifugio come accade in Trentino, Lombardia, Val d’Aosta, ecc…
La Via dei Lupi attraversa borghi fantastici da vivere e visitare ma può consentire anche una fruizione più wild e volevo dimostrarlo.
E così è stato!! Ancora c’è da lavorarci, ma ho potuto sperimentare che è possibile e sento la passione che i Comuni e i Parchi stanno mettendo in questo progetto e credo che presto la Via dei Lupi potrà rappresentare nel Centro-Italia un modello di Cammino adatto sia a chi fa dell’escursionismo la sua spinta principale, è attento alla cultura del nostro paese e ama vivere l’autenticità di borghi antichi pieni di storia, sia a chi vuole anche assaporare un’esperienza d’integrale simbiosi con la natura, non staccandosene quasi mai.
Con queste speranze e questa curiosità ho deciso di partire il 3 Aprile 2019 da Tivoli ed sono arrivata a Civitella Alfedena il 14 Aprile; speravo di arrivare il 13 e godermi un giorno Civitella per poi rientrare con calma a Roma ma un giorno dovetti scegliere di fermarmi perché il meteo era veramente terribile.
L’inverno c’era stato fino a poche settimane prima, povero di precipitazioni ma era ancora molto freddo. A pochi giorni dalla mia partenza il meteo prevedeva molta pioggia e ancora parecchia neve sui valichi più alti tanto che mi ero informata per noleggiare dei ramponi o delle ciaspole che non volevo portare con me lungo tutto il cammino.
La sera della partenza mi sono detta: «speriamo che il detto “Sposa bagnata, sposa fortunata” valga pure per le Camminatrici….. Il meteo offrirà una variabile elettrizzante in più e partirò come da programma domani!»
Prima di partire e durante il viaggio molti sostenitori e angeli custodi mi hanno aiutata ed incoraggiata, primo tra tutti Gianluca, mio marito, che non ha dubitato un attimo che ce l’avrei fatta e mi ha spronata anche quando sono stata preoccupata di non poter continuare per un dolore al ginocchio. Non mi sono mai sentita veramente sola anche perché ho potuto contare su tutto il gruppo che ruota intorno alla Via dei Lupi, fatto di Guardiaparco, referenti dei Parchi attraversati (Catillo, Lucretili, Simbruini, Zompo lo Schioppo e PNALM), ragazzi del servizio civile nazionale che continuano con passione a curare i sentieri e le persone della FederTrek che tanti anni fa credettero in questo progetto creando la base per quella rete che oggi tiene uniti tutti questi attori; tramite loro ho avuto informazioni tecniche e consigli, contatti con strutture e la possibilità di conoscere personaggi straordinari che si trovano nei borghi attraversati e nello stesso tempo ho potuto essere anche io, nel mio piccolo, utile a questo Cammino arricchendo la lista delle strutture ricettive disponibili, soprattutto di appartamenti messi a disposizione dai locali, facendo aprire ufficialmente la foresteria del Comune di Licenza, sensibilizzando la ristrutturazione dei rifugi (come il Rifugio di Civita d’Antino in località Lago Pratelle che è stato ristrutturato alcuni mesi dopo il mio viaggio dalla sezione CAI della Val Roveto).
I camminatori che volessero percorrere la Via dei Lupi possono contare su una Famiglia di esperti pronti a dare il loro sostegno e consegnare le nuove credenziali che permettono di raccogliere tappa per tappa, borgo per borgo, i ricordi tangibili dei propri passi, delle proprie orme sul terreno percorso dai lupi e, se si ha fortuna, accanto ai lupi.
Parlo di fortuna nell’incontrare i lupi perché è un evento raro ed emozionante che i lupi non regalano facilmente perché sono schivi e giustamente timorosi dell’uomo. Lo sentono e lo vedono da lontano ma difficilmente si mostrano perché sanno di rischiare molto. Sono purtroppo ancora tanti i suoi nemici umani che non sanno o non vogliono riconoscere quanto il lupo non abbia alcuna intenzione o interesse ad attaccare l’uomo e se cattura sporadicamente qualche pecora lo fa perché quella è una piccola parte della sua alimentazione ma in un ecosistema che vede il lupo apportare più benefici negli habitat dove si diffonde che danni, in termini di equilibrio delle specie e sviluppo arboreo.
La Via dei Lupi e il suo gruppo mi hanno aiutato a conoscere meglio questo animale e tutto il suo ecosistema, rendendomi più consapevole di quello che noi uomini possiamo fare, come fa il lupo, per agire in equilibrio con la Natura, aiutandola e non distruggendola, capendola e studiandola per proteggerla.
La Natura è la nostra culla primordiale e la nostra tana e come nessuno vorrebbe danneggiare la propria casa, nessuno deve permettere agli altri di alterare lo spazio verde che la circonda e i tanti compagni animali che la popolano.
Un viaggio durato 12 giorni, in 11 giorni di cammino ho percorso tutte le 14 tappe della Via dei Lupi.
La Via dei Lupi ha 14 tappe standard (quelle evidenziate in rosso), più 5 che costituiscono delle varianti: in 11 giorni ho percorso circa 200 km delle 14 tappe che collegano Tivoli a Civitella Alfedena, attraversando più volte Lazio e Abruzzo e 5 Aree Protette:
3 Aprile 2019, 1° giorno: TIVOLI- LICENZA (tappa 1+2 Via dei Lupi-VL)
Arrivo da Roma a Tivoli con la macchina, accompagnata da Gianluca e lì trovo Alessandro Giordani, guardia-parco del Parco dei Lucretili, a consegnarmi le credenziali 2.0 della Via dei Lupi. Che emozione, che onore!!! E’ una versione beta di quella che dopo 9 mesi sarà disponibile per tutti i viandanti della Via dei Lupi e io ne avevo la versione incollata a mano(!!) da portare con me e mostrare lungo il mio viaggio come testimonianza che il Cammino esiste e aspetta di essere percorso. Diventerà da quel momento uno stendardo che mostrerò con orgoglio a tutti i negozianti, baristi, ristoratori, locandieri, giornalai, parroci e curiosi che incontrerò. Perché un Cammino per essere vitale deve essere conosciuto e amato prima di tutto dai padroni di casa che affezionandocisi lo coccolino e ne siano fieri. Raccogliere in quel libricino le testimonianze dei miei passi è stato come portarsi dietro un pezzetto piccolo piccolo di ogni posto e ogni persona incontrata, e tutte le volte che lo riapro le emozioni si accavallano e si fanno nuovamente vivide.
Partenza alle 8 da Tivoli e arrivo a San Polo dei Cavalieri alle 10:30 (h.2,30 per la tappa 1 VL)
Il passo era veloce, forse perché l’adrenalina era così tanta che la contenevo a stento. Probabilmente sarebbe più indicato impiegare tre ore ma io avevo anche da schivare il temporale previsto per il pomeriggio e mi attendeva ancora la seconda tappa della VL, più lunga e con più dislivello.
Fortunatamente avevo già visitato in passato Tivoli con la sua Villa Gregoriana e Villa Adriana, non farlo sarebbe un peccato; così come il tempio di Ercole Vincitore che permette di fare in poco tempo un viaggio tra i fasti pre-cristiani e le maestosità dell’architettura industriale del XX secolo, come si fosse in una macchina del tempo velocissima.
San Polo dei Cavalieri merita una passeggiata e una visita al suo Castello, solitamente chiuso, ma che ho potuto visitare in seguito. Faccio scorta di dolcetti al forno “Immenso Pasticcio” e riparto alle 11 arrivando a Licenza alle 16,30. Vado a visitare la Villa e il Ninfeo di Orazio e dopo un bell’aperitivo al bar del paese, la gentilissima Marina mi accoglie nella foresteria di Licenza, che accorda ai camminatori della VL un prezzo convenzionato per il pernotto. (h. 5,30 per la tappa 2 VL). La cena invece è da leccarsi i baffi all’“Osteria di Gustavo”.
4 Aprile 2019, 2° giorno: LICENZA – CERVARA DI ROMA (tappa 3+4 VL)
Alle 6 sono già in cammino verso il bar che si trova sopra l’Osteria dove mi sono rigenerata la sera prima. Lascio Licenza con i saluti di sostenitori e curiosi che mi raccontano storie del borgo e degli antichi lupari, triste retaggio di una guerra ai lupi finita solo da poco (ma forse non del tutto). La tappa fino a Riofreddo è varia, non banale ma divertente e poi i laghetti di Percile sanno allietare qualunque fatica! Io però ho il meteo che mi batte sulla spalla e mi ricorda che non ho molto tempo per ristorarmi. Da casa si chiedevano se fossi salita su un canotto o scesa a valle insieme al diluvio che si stava divertendo sopra la mia testa! Alle 13,30 sono ad asciugarmi al calduccio del bar di Riofreddo mentre fuori imperversa pioggia e grandine. (h. 6 per la tappa 3 VL)
Il ginocchio mi fa un po’ male perché ho iniziato più veloce di quanto lui volesse concedermi e sono mezza bagnata, così decido di evitare il bosco e i temporali e approfitto di un passaggio in auto che mi avvicina a Cervara di Roma. Faccio gli ultimi quattro chilometri in salita, su strada, vedendo il cartello di benvenuto nel Parco dei Simbruini. Arrivando alle 15 a Cervara riesco a cambiarmi al volo nel grazioso appartamento della signora Rossana e poi uscire, sotto l’acqua, per visitare il paese di cui m’innamoro all’istante: Cervara è veramente la citta degli artisti!! Murales, sculture nella roccia, tegole dipinte ad ogni portone, scale, viuzze, caminetti e cortiletti e un panorama a perdita d’occhio…..
5 Aprile 2019, 3° giorno: CERVARA DI ROMA – LIVATA (tappa 5 VL)
Prima di mettermi in viaggio ancora incontri e saluti a Cervara dove, oltre una ospitalità diffusa in antiche case dal gusto autentico, si trova la Locanda dell’Orso, proprio sul cammino, accanto alla riserva dei cervi, attenti e curiosi osservatori del camminatore.
Oggi ho il primo contatto con i rifugi che si incontrano sulla VL: prima il Rif. Di Camposecco, a metà strada tra Cervara e Livata e il Rif. Fondi di Jenne a quattro km dopo Livata, dove dormirò la sera. Questa è la mia prima sosta in un rifugio non gestito!!! Arrivo dopo essermi rifocillata a Livata e aver ricaricato il cellulare perché nel rifugio manca acqua, luce e qualunque comfort vero e proprio ma ci sono due brande senza materasso e un camino, accanto al quale il gestore mi fa trovare parecchia legna. Trovare invece fascina e rami più piccoli, carta e accendino resta invece a me….se no il divertimento dove sta!!!
Da Livata si arriva al Rifugio in meno di un’ora, facendo la strada asfaltata o la traccia che però non è sempre semplice da seguire. (h.8 per la tappa 5 VL, fino al rifugio Fondi di Jenne)
6 Aprile 2019, 4° giorno: LIVATA -TREVI (tappa 6+7 VL)
Uscendo alle 7,30 dal rifugio, trovo uno spettacolo che mi ripaga della notte spartana: raggi di sole illuminano i prati e una distesa di brina ricopre tutto, prati, alberi, foglie, tavoli da pic-nic, tutto sembra brillare come cristalli fumanti. L’aria è fresca, di notte la temperatura è arrivata a poco sopra i 5 gradi ma la valle ora sembra vitale e in fermento, con gli uccelli che fanno a gara a cantare, rallegrati del sole inaspettato.
Tutto questo mi coinvolge e mi carica e in poco più di tre ore sono a Jenne, dove finisce la comoda sesta tappa della VL. Il tempo di gironzolare per il paese, prendere un buon caffè, rifornirmi in farmacia di qualcosa per il raffreddore e riparto per arrivare a Trevi alle 18,30. (h. 10 per la tappa 6+7 VL)
Prima di scendere a Trevi però ricevo quel regalo tanto atteso quanto sorprendente: vedo un lupo poco distante da me mentre insegue un piccolo di cinghiale. Le emozioni si susseguono alla velocità della luce: sorpresa, incredulità, timore, ricerca di sicurezza ed infine gratitudine per essere stata ancora più profondamente vicina al cuore della Natura.
7 Aprile 2019, TREVI (sosta per meteo avverso)
Questa giornata rappresenta il confronto che ogni viandante deve fare, prima o poi, con i propri limiti o quelli imposti dall’esterno per capire se riesce ad accogliere quello che viene senza opporvi resistenza ma apprezzando tutto quello che capita. La giornata è prevista estremamente piovosa e la tappa che mi aspetta è la più lunga del Cammino e anche una delle due con il valico più alto, a quota 1850. So che c’è ancora molta neve e ho un inizio di raffreddore, decido quindi di aspettare un giorno a Trevi per godermi questa ottava tappa con il sole previsto per il giorno dopo.
Accettare di fermarmi mi ha permesso di godere di nuovi incontri e di tutte le cose belle che ho visitato a Trevi: il borgo, il Castello, la Chiesa e anche il giornalista Maurizio Cera e l’anziana coppia di proprietari dell’unico albergo che avevo scelto per il mio viaggio “Il Parco”, a due chilometri da Trevi ma con il gestore così gentile che mi ha fornito un passaggio appena arrivata e il giorno seguente. Ho passato quasi tutto il giorno in paese a gironzolare e concedermi il tempo per osservare, prendere appunti, completare il mio diario di viaggio e fare qualche telefonata; in albergo infatti il mio cellulare non aveva campo e il riscaldamento veniva acceso solo la sera quindi era meglio camminare o stare in qualche bar che rintanata lì.
8 Aprile 2019, 5° giorno: TREVI – Rifugio Zompo lo Scoppio/MORINO (tappa 8 VL)
Questa tappa, la Trevi-Morino, mi ha lasciato letteralmente senza parole!!! Non tanto per lo sforzo che pure richiede, senza dubbio, ma per la maestosità e la varietà dei paesaggi. Si passa da prati a faggete, da carrarecce a stretti crinali, e poi montagne, neve, cavalli allo strato brado, e ancora canyon primordiali che ti fanno sentire nel paese degli gnomi. La commozione sotto Peschio delle Ciavole è stata forte e riuscivo solo a pensare a un “Grazie” per quanti avevano segnato e reso possibile questo Cammino che in poco tempo mi aveva fatto attraversare i monti Lucretili e in questa tappa mi vedeva salutare i monti Simbruini per entrare nella Riserva di Zompo lo Schioppo accompagnata dallo scrosciare di fiumi e cascate. (h. 10 per la tappa 8 VL, fino al Rifugio Zompo lo Schioppo)
Quella sera mi attendeva un’altra esperienza unica dormendo sola soletta nel rifugio gestito di Zompo lo Schioppo messomi a disposizione dal simpatico Gianni; questo è un vero rifugio in stile alpino, con tutti i confort e una dispensa invidiabile!!!
9 Aprile 2019, 6° giorno: Rif. Zompo lo Scoppio/MORINO – CIVITA D’ANTINO/Rif. Rocca D’Abate (tappa 9 + ⅓ 10 VL)
Il mio cammino di oggi è fatto di tanti incontri, alcuni veramente toccanti a Civita d’Antino, dove il Prof. Gabriele Chiavassa mi commuove con la sua instancabile passione per la diffusione della cultura e la gestione come volontario del museo Antinum, e per la sua ospitalità.
Mi ero trattenuta parecchio a visitare la Riserva Zompo lo Schioppo, a salutare Gianni, il gestore del Rifugio, l’anziana coppia di proprietari del Camping Zompo lo Schioppo e a visitare i ruderi dell’antica Morino, i cui resti sono stati recentemente restaurati. Sono arrivata quindi a Civita d’Antino che aveva iniziato a piovere e ho potuto fare solo una breve visita del borgo accompagnata da Roberto. Quando sono entrata nel museo Antinum veniva giù talmente tanta pioggia che nessuno voleva farmi andare incontro al mio programma di arrivare oltre Civita per dormire al Rifugio Rocca D’Abate, una sorta di bivacco con porta aperta e vetri mancanti. La dolcezza di Gabriele e la moglie Mariella è stata incredibile nel rifocillarmi ospitandomi qualche ora nella loro casa e offrendosi di darmi riparo per la notte; il mio cuore però mi diceva che potevo andare e anche il meteo mi dava timide speranze, quindi mi incamminai che ancora pioveva, anche se un pò meno, e arrivai al rifugio all’imbrunire, in tempo per raccogliere fascina zuppa e sperare di dare fondo a tutte le tecniche da “giovane marmotta” che ricordavo per riuscire ad accendere il fuoco. (h. 6 di cammino per la tappa 9 VL, fino al Rifugio Rocca D’Abate in località Lago Pratelle)
La fortuna aiuta gli audaci!! Un bellissimo fuoco riscaldò quella sera il mio corpo e dolcissimi ricordi riempivano il mio cuore.
10 Aprile 2019, 7° giorno: CIVITA D’ANTINO/Rif. Rocca d’Abate – VILLAVALLELONGO (tappa 10 VL)
La notte passò lenta a 1650 mt, e la mattina non vedevo l’ora che facesse l’alba per uscire e riscaldarmi camminando. Lungo questa tappa un altro regalo: la possibilità di visitare il piccolo gioiello di architettura religiosa nella chiesa di Madonna a Monte, poco prima di Collelongo. E’ raro trovarla aperta, soprattutto di settimana e in un periodo quasi invernale, ma evidentemente sono stata fortunata e anche particolarmente insistente, in verità, tanto da convincere il frate che stava andando via a rientrare e farmela visitare.
Arrivata a Collelongo non potevo andare oltre senza fare un giro nel piccolo borgo e fermarmi per fare un vero pranzo al ricercato ristorante “La Vecchia Torre”, allestito in uno degli edifici più antichi del paese.
Anche il pomeriggio rimetto il mio inseparabile Poncio e come un moderno Cappuccetto Rosso arrivo a Villavallelonga un po’ umida ma satolla. La sera trascorre serena nelle calde mura del comodo appartamentino della signora Elisabetta che mi fa trovare la vecchia stufa a legna in piena attività e utile anche per asciugare i miei panni che, come quasi ogni sera, lavo e stendo se ho modo di asciugarli. (h. 5 di cammino per la tappa 10 VL)
11 Aprile 2019, 8° giorno : VILLAVALLELONGO – PESCASSEROLI (tappa 11 VL)
Saluto Villavallelonga ricordando le storie ascoltate da Elisabetta, dal macellaio e dal barista: le feste paesane, i riti antichi e quelli moderni e quell’orso che era diventato così abituato all’uomo da entrare in paese e finire una volta in una casa perché spaventato da avventori curiosi.
A Pescasseroli mi aspetta una realtà nuova alla quale non mi sento più pronta: una vera piccola cittadina fatta di negozi, locali e macchine. Decido però di farmi guidare da quei vicoli che altre volte avevo tralasciato mentre attraversavo il paese per una delle tante passeggiate che si intraprendono da qui verso il Parco Nazionale Abruzzo Lazio Molise (PNLAM) e scopro un borgo autentico, prezioso nella raffinatezza dei suoi edifici antichi, curato e creativo. Pernotto questa volta in un vero B&B a conduzione famigliare “Le Antiche Torri” e ceno nella trattoria “Il Picchio” famosa, tra le altre cose, per il suo antipasto misto, forse non proprio adatto ad una camminatrice rigorosa ma di enorme soddisfazione per il palato!! (h. 7 di cammino per la tappa 11 VL)
12 Aprile 2019, 9° giorno : PESCASSEROLI – S. DONATO VAL COMINO (tappa 12 VL)
Decido anche oggi per una partenza anticipata e alle 6,30 sono già sulla strada non potendo quindi fare un’altra sosta gastronomica al “Vecchio Forno” di Pescasseroli dove ero passata il pomeriggio prima; il meteo promette anche oggi pioggia dalla tarda mattinata e non vorrei incontrarla nella lunga discesa verso San Donato. Il percorso è pieno di stimoli e rimarrei ore ad ammirare i faggi secolari e i rifugi dall’aspetto alpino vicino fonte della Difesa e il bellissimo valico che si incontra prima della discesa verso San Donato.
Sarei andata anche volentieri al Rif. Di Monte Tranquillo e il Santuario vicino, ma avrebbero richiesto una deviazione di almeno un’ora dal mio percorso, decido quindi di far strada e riesco ad essere accolta e coccolata fin dalle 14 da Elisa Cedrone che gestisce a San Donato l’agriturismo “Case Marcieglie”. Elisa rappresenta anche un punto di riferimento prezioso per chiunque voglia attraversare la VL e tutto il territorio circostante. Da lei mi sento a casa, tra amici, ed infatti mi presenta tante persone mentre mi accompagna a visitare il borgo, come il Sindaco e l’ultimo scalpelliere del paese. Ceno con i suoi amici e una di loro mi presterà i ramponi per affrontare l’ultimo valico di Forca Resuni a 1952 mt. (h. 7 di cammino per la tappa 12 VL)
13 Aprile 2019, 10° giorno: S. DONATO VAL COMINO – MADONNA DI VAL CANNETO (tappa 13 VL)
Anche la giornata di oggi regala incontri con persone che fanno dell’amore per la loro terra e per l’arte antica dell’ospitalità, una spinta propulsiva: il Sindaco di Settefrati, Mario il gestore del Rif. Acquanera dove dormirò in serata e tanti altri. La Val Canneto è un mondo a parte fatto di rocce imponenti, antichi faggi, una valle dove serpeggia un fiume che si apre e si stringe come in un gioco a nascondino, creando anse, laghetti, cascate e scivoli divertenti. Il Santuario custodito nella valle è poi qualcosa d’inaspettato per la sua imponenza e riesco con difficoltà ad immaginare che ad Agosto la valle diventa teatro di una grandiosa festa religiosa che risale ad antichissimi riti pagani già presenti 4000 anni fa per la venerazione della dea della fertilità.
Ormai zuppa come non mai in questi giorni, arrivo alle 17 al rifugio e accendere il fuoco diventa più una necessità per asciugare i vestiti che per difendermi dal freddo perché il rifugio è non solo in ottime condizioni ma anche dotato di pentolame, materassini e coperte!! Mario poi è stato così premuroso da regalarmi carne e salcicce di sua produzione e così la mia ultima cena sulla VL è nuovamente allietata dalla generosità tipica delle persone incontrate, la qualità di cibi genuini e gustosi e lo scoppiettio scintillante di un fuoco acceso. (h.7 di cammino per la tappa 13 VL)
14 Aprile 2019, 11° giorno: MADONNA DI VAL CANNETO – CIVITELLA ALFEDENA (tappa 14 VL)
E’ trascorsa la mia ultima notte sulla Via dei Lupi. Esco questa volta alle 9 dal rifugio, aspettando che un timido sole possa sciogliere la neve ghiacciata sul valico e permettermi di affrontare meglio l’ultima parte in discesa di questo entusiasmante viaggio. Ha piovuto tutta la notte dove sono io, a quota 1350, ma le cime tutte intorno sono imbiancate di fresco e Forca Resuni si vede appena, confusa tra il bianco della neve che la ricopre e le nuvole che la circondano.
Mettere i ramponi in cima al Rifugio di Forca Resuni è stato l’ultimo dono di un Cammino che non poteva offrirmi più stimoli!
Mentre camminavo nella neve, sprofondando fino alle ginocchia, e quando scendendo riprese a fioccare copiosamente, continuai a ringraziare questa neve che in questi giorni mi aveva portato più doni che fastidi: avevo infatti potuto cogliere sulla neve le impronte frequenti di lupi, caprioli e orsi, avevo potuto percepire il passaggio delle stagioni nei paesaggi che in una sola giornata mi erano apparsi primaverili e fioriti a bassa quota e, man mano che salivo, dipinti di tinte rossastre dell’autunno e dormienti sotto uno strato potente di neve.
Più scendo, ormai nel bosco privo di neve, e più il mio incedere si fa lento e mi accorgo di stare rallentando il passo come se il freddo non aumentasse la smania di finire e arrivare alla meta, ma fosse più forte la voglia di vivere ancora e ancora questa esperienza….. Poi vedo Civitella Alfedena, poi Barrea… che incanto!! (h. 6 di cammino per la tappa 14 VL)
E’ stato difficile accettare di interrompere il flusso di emozioni e stimoli che mi avevano fatto sentire più forte ogni giorno che passava, ma esse rimarranno indelebili nel mio cuore e nella mia testa, come una scritta incisa sul legno e nitida come le impronte dei lupi sulla neve fresca.
Grazie Via dei Lupi!
Alessia Cella
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