I primi studi effettuati sul comportamento del lupo vennero effettuati da Rudolf Schenkel negli anni '30 e '40 del secolo scorso. Secondo le sue osservazioni all'interno del branco era presente una rigida gerarchia, mantenuta e ottenuta da una violenta rivalità, che prevedeva che un individuo, detto alfa, predominasse sul suo subordinato diretto, che a sua volta era dominante su un terzo individuo, e così via, in una scala gerarchica in cui l'ultimo lupo, il più sottomesso, era definito l'omega.
Schenkel aveva anche identificato due linee gerarchiche separate e parallele, quella maschile e quella femminile, con il maschio e la femmina alfa dominanti sugli altri. Tale idea venne ripresa da David Mech nel suo primo trattato sui lupi "The wolf", pubblicato negli anni '70, che ebbe un successo incredibile e portò probabilmente alla grande diffusione di questa teoria.
Lo stesso Mech però, studiando il comportamento dei lupi in natura, si accorse che questo sistema gerarchico stretto non corrispondeva alla realtà. In effetti i lupi studiati da Schenkel erano animali confinati in recinti, dove i branchi erano formati da esemplari casualmente aggregati fra loro e fra i quali si instauravano rapporti sociali alterati dalla situazione di cattività in cui erano mantenuti.
Dallo studio del comportamento sociale dei lupi in condizioni naturali, sviluppatosi in anni più recenti, gli studiosi si resero conto che il branco altro non era che l'unità sociale dei lupi e consisteva nella famiglia dei lupi, formata dalla coppia genitrice e la sua prole e che la leadership altro non era che la dominanza degli adulti sui figli, dovuta all'età e all'esperienza e non ad una supremazia incessantemente rivendicata con la forza.