Dopo l’entrata in vigore delle leggi per la protezione della specie a metà anni ’70, del secolo scorso cominciò a diffondersi la leggenda, falsa ma ancora in voga,
che l’aumento numerico dei lupi fosse dovuto a rilasci di esemplari provenienti dal resto d’Europa o addirittura canadesi, da parte di studiosi, ambientalisti e personale delle Aree Protette;
addirittura si diceva che i lupi (come si è detto anche di vipere, cinghiali e orsi), fossero stati paracadutati!
L'unica reintroduzione di lupi è stata effettuata solamente nel Parco americano di Yellowstone,
mentre in Italia, a partire dagli anni '70, sono stati reintrodotti a più riprese diverse specie di ungulati, sia per motivi venatori, come nel caso del cinghiale, sia per motivi di conservazione, come le reintroduzioni sull’arco alpino di stambecchi, portati sull’orlo dell’estinzione nel ‘900 e oggi protetti, e in parecchie Aree Protette dell'Appennino di cervi, caprioli e camosci appenninici, quest'ultimi appartenenti ad una sottospecie presente solo in Italia.
Ultimamente a seguito dell’espansione del cinghiale è nata la leggenda dei lupi rilasciati per contrastare l’aumento di questo ungulato. Nessuna di queste leggende è vera: i lupi a partire dai pochi nuclei rimasti hanno ampliato naturalmente il loro areale in seguito a cambiamenti ambientali e alla protezione legale accordatagli.
La vignetta qui accanto, dello storico disegnatore del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, Stefano Maugeri riassume simpaticamente proprio questo "ritornello" comune.